ARTE – Gianna Piacentino alla CSA Farm Gallery di Torino

di GIANNI MARIA TESSARI     (aprile 2024)     “Passi di seduzione” non fanno rumore ma possono accecare

 

“Passi di seduzione” è la mostra che Gianna Piacentino ha inaugurato l’undici aprile nello spazio espositivo CSA Farm Gallery (by Mauricrenaissanceart) a Torino con la cura e il testo critico di Marcello Corazzini, e sarà visitabile fino al 4 maggio 2024. L’artista è da sempre interessata alle dinamiche dell’eros nel suo continuo fluttuare tra gli estremi della sacralità e della carnalità: la mitologia greca ne offre ampi esempi messi in opera soprattutto da eroi e dei che senza troppo ritegno “amano” privi della nostra idea di morale. E non pochi umani, senza essere dei o eroi, si arrogano le stesse facoltà nella nostra epoca: le molte uccisioni di donne sono lì a testimonianza. Sono umani che confondono la meraviglia della seduzione con un tacito consenso a un oggettuale ed ebete uso e possesso, fino a compiere l’atto di una possibile dismissione dell’oggetto stesso se rifiutati o non soddisfatti. Piacentino, in questo contesto, si sofferma sulla “pura” seduzione; ne indaga l’essenza, il nucleo, in rapporto comunicativo con la sensualità. Per arrivare al nucleo in questione, adopera un interessante espediente, si concentra e dipinge una particolare immagine del corpo umano femminile, da molti ritenuta estremamente seducente e fortemente erotica: il piede! La sua, è una indagine che si inserisce in una prospettiva, in una visione fortemente concettuale, quasi sfiora un procedimento filosofico-matematico, analizzando una parte per il tutto. Una scelta, che le permette di interagire, attraverso una sintesi vicina al minimalismo, con il nostro immane immaginario sessuale senza scivolare nel volgare e, nello stesso tempo, senza colmare il suo messaggio socio-artistico con troppi particolari, lasciando così alla nostra immaginazione il conseguente “riempimento” di senso. Dipinge il piede, ma anche la scarpa che lo contiene, come oggetto finalizzato all’aumento sensibile della seduzione e sensualità di chi lo indossa. Anton Ehrenzweig, nel suo testo “La psicanalisi della percezione nella musica e nelle arti figurative”, ipotizzava con un “volo” un poco fantasioso, che, con il rendersi eretto dell’essere umano, gli indumenti (soprattutto quelli femminili) divennero nel tempo, in molte società, elementi sostitutivi la visione della genitalità femminile. Senza perdersi nelle pieghe degli studi sulla percezione, è evidente come il modo di “addobbarsi” di noi umani sia oramai diventato un elemento integrante l’essenza, a volte assenza, che ci individua come unici: una seconda pelle. Salvo poi uniformarci, non solo esteticamente, nella dimensione “sicura” di un gruppo, di un clan, di un branco e nella “moda”! Scrive Marcello Corazzini nel suo breve ma esaustivo testo critico alla mostra: “[…] Gli antropologi esplorano come la seduzione sia stata praticata in diverse società nel corso della storia, analizzando norme sociali, valori culturali e dinamiche di potere che influenzano i comportamenti seduttivi. La seduzione è vista, quindi, come un processo multifattoriale che coinvolge aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali, offrendo spunti interessanti per esplorare le relazioni umane e le dinamiche interpersonali […] Il tacco a spillo è da sempre simbolo di seduzione e trasgressione, ed evoca un’immagine di potere e sensualità […]”. Ciò che mi ha colpito nelle opere di Gianna Piacentino è il suo rendere l’immagine dei piedi e delle calzature quasi “fredda”; si intuiscono come una parte per il tutto, ma possono essere anche percepiti come “oggetti” separati dal quel tutto che è l’intero corpo femminile. Il particolare per il tutto (o il suo esatto contrario) può assumere così, connotazioni di amplificazione della consapevolezza rispetto alle esistenze al di fuori di noi, o connotazioni restrittive se “privato” della vita che gli appartiene. Fortemente devitalizzati, anche attraverso l’uso di colori, prevalenti sono le sfumature del bianco con il nero stemprate da lievi apparizioni d’altri colori, gli elementi compositivi le opere di Piacentino, rendono potentemente l’idea della inabilità, soprattutto maschile, a comprendere, in tutte le sue accezioni, una visione olistica, sia materiale che psicologica, delle persone con cui  potremmo interagire: in queste opere, appunto, la donna; ma l’analisi si potrebbe allargare a un concetto più ampio di “genere”. Il parallelismo con la “visione” specializzata e parcellizzata della realtà nell’epoca contemporanea è un altro elemento che, a mio “vedere”, contrassegna le opere di Gianna Piacentino in questa sua recente esposizione. Viviamo, quasi tutti noi, in una dimensione globalizzata ma spesso indifferenziata, cognitivamente carente, e allo stesso tempo agiamo in settori così specializzati da renderci ancor più autoreferenziali. Si rischia di perdere il senso empatico con l’altro da sé e con la natura che ci circonda. Alcuni dipinti dell’artista ritraggono il piede nudo, senza calzatura, quasi un tentativo di recuperare il senso profondo della “carne” viva, ma a fianco troviamo il dipinto della calzatura senza la presenza del piede, che tende a rafforzare, attraverso una identità di peso emotivo tra i due “oggetti”, l’idea di estraneità. “Questo è un piede?”, “Questo è un sandalo?”, “Questo è un piede avvolto da un sandalo?”, Magritte gongola con il suo “Questa non è una pipa.”, si sviluppa così una relazione seduttiva più riferita all’oggetto che al soggetto. Mi ripeto, nel contesto una parte del soggetto-oggetto è la donna. Piacentino alla fine ci e si “salva” dall’essere solo oggetti, attraverso la visione d’insieme, le opere esposte nella sua mostra donandoci una piccola spinta verso l’articolazione d’un pensiero respirato: polmoni a fisarmonica e cuore che batte. Mi sono soffermato in una mia “ri-creazione” particolare e limitata delle opere di Gianna Piacentino sperando sia di stimolo al lettore ad andare a vedere la sua interessante mostra, con lo scopo di “crearsi” una propria interpretazione. L’artista è nata a Rocchetta Tanaro (AT), vive e lavora a Torino.

Sede espositiva: CSA Farm Gallery (by Mauricrenaissanceart) – Via Vanchiglia 36 – 10124 Torino (IT). Orari: dal 11 Aprile al 4 maggio 2024 dal mercoledì al sabato dalle 16.00 alle 19.30

Info: info@csafarmgallery.it – marcello.corazzini@gmail.com – ph: +39 3397796065   –   gianna.piacentino2@gmail.com

FB: https://fb.me/e/41zsUc3NP Web: https://csafarmgallery.wordpress.com/mostra-in-corso/

 

in alto – una immagine di alcune opere in mostra    sotto – Untitled, 2010,  piede cm. 30×20, acrilico su tela  a fianco – Untitled, 2010,  piedi, cm. 30×20, acrilico su tela

                           

sotto – Untitled, passi di seduzione, due opere esposte in mostra ognuna del 2010, cm. 30×20, acrilico su tela

 ancora sotto – La festa è finita, 2008, cm. 140×90, acrilico su tela    a fianco – Untitled, sandalo, 2010, cm. 30×20, acrilico su tela

                                 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA, ed è soggetto alla Privacy Policy e ai Termini di utilizzo di Google.