ARTE – La fotografia teatrale di Evandro Costa

Immagini che fermano il tempo: il teatro d’avanguardia

 

Una fotografia, un “fermo immagine” tratto da un film o da un video, rappresentano frazioni di tempo reale “quasi” azzerate. Il “quasi” si riferisce al nostro osservare quelle immagini investendole di un nostro sentimento, legandole quindi a un nostro tempo vissuto, fantastico o in divenire, un movimento mentale nel tempo che le libera dal loro “contenuto” oramai statico. Certamente il Tempo si fa forte, e si riappropria del tempo appartenente alle immagini, grazie alla sua attitudine usurante, qualsiasi sia il materiale su cui le immagini stesse sono state memorizzate. Tralasciando l’usura del tempo, il contesto “immortalato” in una immagine, in un gioco di rimandi, è essenziale per l’atto ri-creativo di chi la osserva. Occorre anche sottolineare che una qualsiasi fotografia comporta un livello interpretativo e di sensibilità, da parte del fotografo, diverso da chi ricava un “fermo immagine” da video o da pellicola cinematografica. Il fotografo sceglie di fermare una immagine in un “momento” non ripetibile, invece chi trae una immagine da video o da pellicola può, operando a ritroso, acquistare tempo per una scelta, in modo anche solo impercettibilmente differente dalla precedente, dell’attimo che desidera evidenziare. L’artista fotografo che lavora su opere teatrali, ancor più deve essere sensibilmente teso, pronto allo “scatto” e compenetrato nelle opere di cui vuole lasciare testimonianza. Non ha la possibilità di ripensamento su uno scatto di scena, applicando un “riavvolgimento”. Anche assistendo a più repliche di un’opera, in queste non si riprodurranno mai perfettamente le stesse “atmosfere”, gli stessi movimenti e suoni da una volta all’altra. Comunque chi fotografa o lavora su “fermi immagine” produce opere d’arte a sé stanti: è il caso di Evandro Costa, un artista dedicato alla fotografia di teatro d’avanguardia, capace di creare attraverso una forte empatia, oltre alla imprescindibile documentazione, immagini che esaltano in sé contenuti estetici ed emozionali che trascendono l’opera teatrale stessa: vivono di vita propria. Riesce a inserire un racconto dentro un racconto sospeso, che diventa “spettacolarmente” stimolante anche per chi non abbia visto l’opera teatrale di riferimento, invogliandolo a diventare “consumatore” dell’opera stessa. La sua scelta d’interesse verso il teatro d’avanguardia, è bene sintetizzata da una sua affermazione: “Piccola ma importante considerazione: il teatro che ho fotografato e da cui sono attratto è quello d’avanguardia, il teatro di parola mi fa orrore”. In realtà Costa, con questa frase al limite della provocazione, vuole sottolineare come lui artista, si trovi più a suo agio nel fotografare interpretando opere teatrali non, o il meno possibile, “contaminate” dalla parola, quindi più vicine al suo mezzo creativo. In realtà, lui stesso ha reso testimonianza di un teatro d’avanguardia dove la parola era ben significativa, ad esempio fotografando opere di Leo de Berardinis, Carmelo Bene, Remondi e Caporossi. Costa ha una spiccata capacità, attraverso la sua “documentazione” fotografica, di cogliere e sottolineare le importanti caratteristiche performative costitutive il teatro d’avanguardia; lui stesso dice: “Nel mio caso ho particolarmente goduto delle performances del Living Theatre che considerava il pubblico un essere partecipativo, con cui interagire …”. La particolare attenzione per l’immagine avulsa dalla parola nelle sue fotografie, è ben visibile in alcune sue sottolineature pittoriche, figure di attori e di scenografie fermate con “pennellate” in movimento, ecco ancora uno schiaffo al tempo fermo, figure che si sdoppiano o appena urlano voci impossibili da udire ma vibranti dentro i nostri occhi. Dopo un lungo viaggio in Sud America, Evandro Costa torna a Torino e nel 1978 inizia una collaborazione con il “Cabaret Voltaire”, una associazione già attiva dal 1975 nel proporre rassegne a livello internazionale di Teatro d’Avanguardia, sotto la direzione di Edoardo Fadini. Ed è forse l’esperienza sudamericana, densa di una vitalità più “giovane” rispetto alla nostra, che ha influenzato le sue scelte fotografiche fatte di immagini “gettate addosso” a chi le osserva. Ancora oggi, queste immagini, posseggono una vitalità che le rende fortemente attuali. Dopo l’esperienza di lavoro con il Cabaret Voltaire, che durerà per tutti gli anni ’80 del ‘900, nel 1990 viene assunto al Politecnico di Torino, e lavora presso il laboratorio audiovisivi della facoltà di Architettura, sempre di Torino, collaborando alla produzione di documentari nel ruolo di fotografo cameraman, tra cui: “Zanzibar, l’architettura islamica dell’oceano Indiano” e “Gli edifici di lavoro e di servizio appartenenti alla fabbrica Olivetti di Ivrea”. Si immerge così, in un lavoro che gli consentirà di unire il suo talento di osservazione creativa con una elaborazione progettuale più realistica. Segnalo che sue fotografie sono state pubblicate su alcune riviste; una fotografia in particolare, che rappresenta Bob Wilson, viene stampata come copertina del libro “Autobiografia dell’avanguardia: il teatro sperimentale americano alle soglie degli anni Ottanta” di Ruggero Bianchi – Ed. Torino: Tirrenia Stampatori, 1980. Altre sue fotografie di Bob Wilson sono state acquisite dall’archivio dell’attore stesso sito a New York. Una sua opera è presente presso il Museo XX • XX di Rittana (CN). Per informazioni: evandrosta@gmail.com

GIANNI MARIA TESSARI

Tutte le foto pubblicate e i diritti sulle stesse sono di © Evandro Costa

sopra, Lindsay Kemp e la sua compagnia .Spettacolo: “Mr. Punch’s Pantomime”. Teatro Nuovo (Rassegna Internazionale del Teatro d’Avanguardia), Torino.         Sotto, LIVING THEATRE, Julian Beck, Judith Malina e gruppo di attori appartenenti alla compagnia. 1978. Spettacolo : ANTIGONE. Teatro Cabaret Voltaire, Torino.

sotto, Bob Wilson & Cristopher Knowles, 10 Marzo 1980. Spettacolo: “DiaLog/Curious George” di Robert Wilson e Christopher Knowles. Christopher Knowles(text). Teatro Nuovo (Cabaret Voltaire, Rassegna Internazionale del Teatro d’ Avanguardia), Torino e Leo de Berardinis, 1987. Spettacolo: “L’uomo capovolto”. Teatro Cabaret Voltaire, Torino.

   

ancora sotto, Meredith Monk, 1978. Spettacolo: “The Plate au Series”. Teatro Cabaret Voltaire, Torino e Lindsay Kemp e la sua compagnia, 1980. Spettacolo: “Flowers”.Teatro Nuovo (Rassegna Internazionale del Teatro d’Avanguardia), Torino.

   

 

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