ARTE – Fotografia di carne di Lucio Perini

di GIANNI MARIA TESSARI     L’Arte di Lucio Perini

 

L’opera fotografica di Lucio Perini fatica a “uscire” dalla carne. I corpi umani si dilatano prepotentemente verso l’ambiente esterno e tendono a confondersi con gli sfondi, con la materia “altra” che li circonda. Pur mantenendo i limiti estetici e di carne della propria fisionomia, questi corpi si appropriano dell’universo che li ospita. Non che Perini fugga il mondo di cui si sente parte integrante e allo stesso tempo disgiunta, rimane, però, coraggiosamente, sul filo del rasoio che divide, inevitabilmente anche tutti noi, il suo essere umano, la sua carne e la sua pelle, dalla realtà che lo circonda, in una percezione che, da un lato del rasoio, riconosce l’alterità del resto del mondo e dall’altro lato lo immerge in una sorta di solipsismo dove nulla esiste al di fuori del proprio corpo. E soprattutto della propria mente, che nel corpo stesso alberga con pretenziosità intellettuali spesso, ironia del destino, poco influenti sul divenire degli eventi. L’artista, di questa dicotomia è perfettamente consapevole; così gioca con le interazioni tra l’oggetto corpo e gli oggetti che lo circondano senza porsi pensieri rigidi che rendano ancora più confusa la realtà da lui e da noi quotidianamente vissuta. Poco importa che la realtà sia “vera” o variamente impostata dal sistema percettivo peculiare di ogni “grumo” di carne, o inventata da un unico “grumo di carne-dio”! Breve deviazione: per alcuni aspetti la carne di Perini mi ricorda la carnosità, potentemente “sciolta” nella materia e legata a quella di Dio delle opere di Michelangelo, senza volere affrontare, con la mia affermazione, possibili riferimenti artistici a loro comuni, più approfonditi. L’artista con la sua arte, si esprime non solo con la fotografia, ma anche con la pittura e attraverso linguaggi multimediali, esamina la scissura (abbiamo, pare necessariamente, elaborato una forma di pensiero, un Io?) tra la propria materia e quella che lo e ci circonda, esplorando i sentimenti e le emozioni umane che si espandono dalla gioia alla paura fino all’esaltazione e all’inedia. Con le sue immagini fotografiche, Lucio Perini, evidenzia una radicalità percettiva tra l’individuo e il “vivente”, la materia tutta, nelle sue varie forme; ed è proprio mediante questa radicalità che esalta la vita, pur partecipando a eventi negativi e nell’impossibilità di averne una totale consapevolezza. Anzi, nel virare in negativo alcune delle sue fotografie e nell’uso dei colori, accentua le potenzialità fantastiche conseguenti alle differenti percezioni derivanti, o assorbite, dai “grumi” di carne. Mara Seveglievich afferma, a proposito dell’opera di Perini, in un suo scritto critico del 2018: “[…] restituisce la vita e il senso perduti fotografando dettagli di lacerti quasi irriconoscibili, […] Si attua così un paradosso: ciò che è finito con infamia e degrado […] si illumina e si colora di una nuova dimensione estetica e gioiosa […]”. L’impossibilità dei nostri corpi di essere avulsi dall’intreccio della materia è particolarmente visibile nelle fotografie appartenenti al suo progetto “Corpora”; fotografie che rappresentano corpi umani parzialmente ricoperti di argilla (sostanza che lascia immaginare, oltre a una sintesi materica, anche un sottile riferimento alla Creazione…). A proposito di questo lavoro scrive Maria Campitelli: “[…] una serie di foto in b/n che evidenziano una ruvida textura dovuta all’argilla essiccata che avvolge i corpi, disomogenea, […] i corpi ne risultano straniati, deformati […] quasi annullati in composizioni astratte […]”. Occorre precisare che in alcuni casi, in modo, per così dire “ideale”, la separazione “carne/materia altra” potrebbe essere quasi totalmente annullata, ad esempio, nella meditazione zen o nella trascendente unione con un dio. Ma qui si aprirebbe un discorso che ci allontanerebbe dal fulcro dell’opera di Lucio Perini. La sua “carne” è quella che si fonde nei muri di una strada, dentro una sala d’aspetto di uno studio medico, nei colori dei manifesti appiccicati ai muri, nel buio avvolgente un corpo nudo, e soprattutto nella percezione che l’artista ha di sé e del suo interagire con il suo corpo e con il mondo che lo circonda. Non giunge a una conclusione definitiva che ritenga il corpo come esperienza unica o immerso nell’infinita esperienza cosmica, Lucio Perini rimane saldamente articolato sul “filo del rasoio”. Nato a Bassano (VI), si é diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. È stato socio fondatore di “Calalatela” dove ha operato in qualità di scenografo, videomaker, formatore e ideatore di eventi. Nel 2008 si é trasferito a Trieste dove ha lavorato con il “Gruppo78” fondato da Maria Campitelli con cui collabora ancora oggi. Dal dicembre del 2018 vive a Cartigliano (VI). Per info: +39 – 3391072078, elleper@aruba.it, elleper@libero.it, www.lucioperini.it

 

sopra – “Paradox2”, stampa su cartoncino pressato, cm. 50×50, 2018,  sotto – Copertina catalogo Color life, “Annunciazione”, stampa su tela, cm. 100×100, 2014

 

sotto – “COLOR neu13”, stampa su forex, cm. 100×100, 2014, a fianco – “COLOR neu12”, stampa su forex, cm. 100×100, 2014

     

 

sotto – “Luna stesa fronte schiena” (scatto inedito), prova d’autore su carta 350 gr, cm. 40×50, 2023, a fianco – “Sala medica”, 2019

                 

 

“Eva ‘Corpora’”, stampa su cartoncino pressato, cm. 70×100, 2022

 

sotto – Synàptein 2, 2014

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA, ed è soggetto alla Privacy Policy e ai Termini di utilizzo di Google.