ARTE – Leandro Agostini

La ricerca alchemica di Leandro Agostini, artista dal multiplo percorso

 

Leandro Agostini, artista, fumettista, designer, senza una netta distinzione in lui si fondono i principi della comunicazione. La sua opera si “apre” con chiavi di lettura plurime, soprattutto nell’essenzialità di alcune sue linee. Non banali minimalismi concettuali, ma segni nodali di una memoria antica. Non è forse trascurabile il fatto che Agostini formi la sua padronanza verbale, nei primi anni della sua vita, attraverso la visione/studio del
programma di alfabetizzazione nazionale del maestro Manzi, trasmessi dalla Radio Televisione Italiana. Agostini, con molti altri, è stato uno dei primi studenti “a distanza”, così presenti oggi! Insomma, impara a leggere e a scrivere prima della sua inclusione nella scuola elementare, da cui gli è derivata una anticipazione di padronanza del “segno” verbale che ha reso possibile in lui un maggior legame con altri segni e immagini più esclusivamente fantastici, tipici della prima infanzia. Impara e interiorizza una “disciplina” interpretativa e di comunicazione, che gli permetterà in ogni sua scelta di percorso creativo, soprattutto riferito alla percezione visiva, una intensità vibrante contemporaneamente nel narrativo verbale, nel simbolico e nel fantastico. Leandro Agostini può lavorare artisticamente sia con segni appena accennati, leggeri, semplici tratti di matita, da lui così amata, sia con elementi materici “pesanti”, ad esempio, un libro rilegato privo di scrittura inserito in un contenitore di vetro, al cui interno fluttua l’inchiostro che sarebbe servito a scriverlo. Libro che nell’immersione assorbe l’inchiostro lasciando che lo stesso, a causa di ciò che in modo imperfetto definiamo “caso”, formi su di sé una forma, appunto “casuale”. Esempio chiarissimo, questo, di ciò che ho sostenuto all’inizio: la comunicazione (visiva) di Agostini, si completa ed estende su diversi piani integrati, quello della pura fantasia, del caso, del verbale (qui in potenziale formazione) e della reale concretezza materica. Anche nei suoi disegni appena accennati delle Naiadi, si svela lo stesso processo unificante: nella potenzialità della grafite, carbonio facilmente sfaldabile che cristallizzandosi può diventare durissimo diamante e nel segno privo di esitazione eppure così “fragile” e chimicamente volatile. Leandro Agostini, si muove nell’Arte, senza schemi a priori, o meglio, fonde diversi schemi nella ricerca di una espressione comunicativa che si avvicina all’idea della Pietra Filosofale, Harry Potter insegna. Ma al di là del riferimento fantasy, la sua ricerca artistica è similare ad una ricerca alchemica, affascinato contemporaneamente dal mito, dal puramente fantastico, anche religioso, e dalla pratica saldamente scientifica e socialmente “operativa”. Le sue opere, come pietre filosofali, frutto alchemico estremo, contengono l’essenza dell’Uno, raccolgono in sé il tempo in-finito, il verbo “essere” senza possibilità di coniugazione verbale e al contempo
tutte le sue “possibili” realizzazioni, di cui godiamo, in parte, nella nostra realtà cosciente. Il suo fare è un ponte che collega diversi “luoghi” sia della mente che della vita vissuta, dove l’incontro delle “diversità” diventa fatto evolutivo e costruttivo. Qui acquistano valenza e valore simili, sia le opere più puramente “artistiche” che quelle grafiche fumettistico pubblicitarie, se riusciamo a percepirle nel loro vero senso alchemico moderno, vale a
dire, un metodo di studio, che si sviluppi a trecentosessanta gradi, d’una realtà possibile colma di “variazioni” (alcuni suoi Maestri sono stati, proprio per l’uso che hanno fatto in arte del “manifesto”, Toulouse-Lautrec, Schiele, Munari …). Un principio scientifico, con le sue regole, è tale fino a che non viene confutato da una nuova “scoperta”, che lo modifica e a volte lo stravolge completamente. Su questa falsariga si muove e crea Agostini; così svolge il suo compito alchemico: applica regole rigorose nel produrre opere formalmente e matericamente complesse e disegni all’apparenza semplici dove sia il complesso che il semplice sono parti integranti di un divenire in trasformazione. Personaggi dei fumetti giocano con immagini evocative e altre “sostanzialmente” reali, tutti con uguale significatività, e posti su un piano di gioco dove il tempo prende forma oggi, per perderla
subito nell’astratto futuro. Della sua storia artistica, è importante ricordare l’appartenenza al gruppo di ricerca artistica ACE, insieme a: Francesco Arena, Carlo Cantono, Giancarlo Norese, Antonella Spalluto; gruppo che è stato attivo, con vari progetti, dal 1992 al 1995, e sottolineato da Luca Beatrice. La sua ultima esposizione intitolata “A che punto è la notte?”, è appena terminata presso la Galleria InArco di Torino. Molti sono stati i curatori
che lo hanno seguito nel suo lungo percorso artistico; per citarne alcuni: Franco Torriani, Olga Gambari, Guido Curto, Chen Li, Daniele Galliano, Francesco Poli e molti altri. Per informazioni: www.agostinileandro.it

Gianni Maria Tessari

sopra, Libro muto, 1991 – Vasi in vetro, libri rilegati non stampati, inchiostro tipografico 15 elementi – misure
variabili       qui sotto, Naiadi, 2014 –  Grafite su carta – cm 100×70 (ciascuna)

       

ancora sotto, Za-Gor-Te-Nay, 2020 – Matite acquerellabili su carta – cm 100×70 e Phantom, 2020 – Matite acquerellabili su carta – cm 100×70

   

 

sotto, Pietra ligure, 2020 – Matite acquerellabili su carta – cm 100×70

sotto, Mappamondi e Corsari, 2008 – inchiostro di china su carta – cm 32×32

Foto di Gianfranco Roselli, courtesy dell’artista

 

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