CINEMA – “Tensione superficiale”

Dal 18 febbraio visibile su alcune piattaforme. Una storia di consapevolezza, Cristiana Dell’Anna molto brava

 

L’ambientazione nella quale si svolge la storia di “Tensione superficiale” , firmato da Giovanni Aloi dal punto di vista paesaggistico è conturbante, dotata di grande fascino. La natura, le montagne della Val di Resia sono un vero spettacolo da guardare. E in questa zona si muove Michela, una trentenne che fa la receptionist, con un figlio adolescente. La donna, su proposta di una cliente dell’hotel dove lavora decide di cambiar vita, andando oltre il confine (in Austria) a fare la prostituta. Ciò le consente una vita economicamente migliore, che però la morale condanna, e il paese la isola. Michela è a conoscenza di una segreto che si porta appresso, che inevitabilmente va a rispecchiarsi in comportamenti ipocriti di qualche suo compaesano, portando quanto meno uno scombussolamento nelle tranquille esistenze dei valligiani. La ragazza risolverà i suoi problemi credendo in dei valori unici e insostituibili, riuscendo a trovare un proprio equilibrio con cui confrontarsi per il proseguimento della sua vita. Il regista Giovanni Aloi dimostra un talento interessante, e si può dire non sbagli nulla, se non forse qualche dettaglio di qualche personaggio della storia. Nel complesso il film è molto ben realizzato, e offre l’occasione alla protagonista Cristiana Dell’Anna (già vista in “Gomorra – la serie” e nel film di Siani “Mister Felicità”) di mettere senz’altro in mostra le sue qualità recitative, che si notano fin dalle prime battute che Michela recita. L’attrice napoletana si immedesima molto bene nel personaggio e ne fa uscire un ritratto a tratti dolce a tratti vittima, ma con una propria personalità degna di un’ottima attrice, e siamo propensi a pensare che questa è la sua strada sicura. Il resto lo fanno gli altri interpreti, Philipp Peter Heidegger, Benno Steinegger, Francesca Sanapo tra gli altri, e la perfetta ambientazione di cui già scritto. E’ un quadro attento, quello narrato dal regista, di certe comunità che vivono isolate e che si rifugiano in alcuni riti quotidiani poco espansivi, poco inclini nei confronti anche dei propri simili, a volte. Che non riguardano, beninteso, le località dell’Alto Adige ma moltissime altre situazioni sparse dovunque, con un personale codice sul vivere che da troppo tranquillo può spostarsi a livello di incomunicabilità, e non solo. E tutto ciò non può non portare a una riflessione. La consapevolezza che Michela riesce a raggiungere fermandosi un attimo a riflettere sulla propria vita è un esempio encomiabile e apprezzabilissimo, che fa da controcanto alla non accettazione che un pensiero moralistico mette in pratica, andando a guardarsi le altre vite le altre esistenze. La questione poi riguarda maggiormente i nostri tempi quando ci si aspetta che un minimo di amor proprio verso se stessi e gli altri non dovrebbe fare condannare nessuno, per nessun comportamento a meno che non si faccia del male concreto ad altri simili. Aloi può tranquillamente continuare su questa strada, dimostra nel girare grande efficacia e questo è una sicurezza non da poco. In generale, tutto è comunque funzionale, dalle musiche di Bruno Bellissimo ai costumi di  Stefano Giovani, a una convincente e scrupolosa fotografia di Diego Romero Suarez-Llanos. Il film sarà disponibile a partire dal 18 febbraio su CHILI, RAKUTEN TV e #IORESTOINSALA, distribuito da Ombre Rosse e No.Mad Entertainment.

Francesco Bettin

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