ATTORI – Giulio Brogi (1935-2019)

Grande impegno civile e qualità hanno caratterizzato la lunga carriera dell’attore veronese

Noi di Olimpiainscena.it eravamo stati a casa sua poco prima che venisse a mancare, una bella residenza, semplice ma vasta, sulle colline di Negrar (Verona), da dove si domina la pianura. Una bella casa che aveva anche un teatro all’aperto, dove l’attore ospitava in estiva spettacoli molto seguiti, a ingresso gratuito, informale, uno spazio nel bosco dove anche i più giovani potevano misurarsi col teatro. Con Giulio Brogi c’era un’amicizia che partiva da lontano, ai tempi di uno spettacolo su Charles Fourier, utopista e pensatore da lui interpretato ne “Il pianeta indecente”, di Renzo Rosso, dove recitava accanto ad Anna Teresa Rossini, Giampiero Becherelli, Vittorio Stagni, Edoardo Siravo, con il Teatro Stabile di Trieste. Brogi è stato un grande e fine attore, partito dal Piccolo Teatro di Milano, che ha lavorato anche con altri grandi teatri italiani, come grandi sono stati i registi incontrati e con i quali ha lavorato, da Strehler a Zeffirelli, Mario Missiroli, Aldo Trionfo. In televisione è ricordato per l’”Eneide” e “Gamma”, sceneggiati rimasti nel tempo. Nel cinema ha portato un grande impegno civile, diventando assieme a Volontè uno dei simboli del cinema cosiddetto impegnato, che lo ha visto ottimo protagonista  sin da inizio carriera, da “I sovversivi” dei fratelli Taviani (con i quali lavorerà successivamente ancora diverse volte) al “Galileo” della Cavani, per passare poi a Bernardo Bertoluccci (“Strategia del ragno”, con Alida Valli), e ancora diretto da Gianni Amelio, Anghelopoulos, Emidio Greco, Bellocchio, Mazzacurati, Ermanno Olmi. Ma la lista potrebbe continuare. Tra le sue ultime interpretazioni, da citare almeno tre film, “Piccola patria” di Alessandro Rossetto, “Dove non ho mai abitato” di Paolo Franchi e “La terra buona” di Emanuele Caruso, del quale proprio ci parlava nell’occasione della visita a casa. Brogi è stato, e rimarrà naturalmente, un interprete di un rigore straordinario, che ha sempre convinto con i suoi personaggi, scavandoli internamente, tratteggiandoli in modo minuzioso, attento, scrupoloso. Una cosa che non può essere perdonata a Paolo Sorrentino, regista di grande valore, Oscar con “La grande bellezza”, è di aver tagliato la scena dove Brogi, che interpreta un vecchio regista, incontra Toni Servillo/Jep Gambardella (scena che fortunatamente è stata reintegrata nell’edizione integrale del film in dvd, e che si trova anche su YouTube, andate a vedervela). Lì, in pochi minuti c’è tutta la maestria dell’attore veronese, amato da molti ammiratori, protagonista indiscusso di un cinema non commerciale, piuttosto invece votato all’analisi, a cercare fino in fondo verità e misteri soprattutto sull’essere umano. Anche a teatro Brogi era sacrosanto, asciutto ma energico, profondo, misterioso, carismatico, i suoi personaggi li interpretava con un dosaggio di recitazione che paradossalmente lo metteva in luce ancor di più. Ci manca molto, Giulio Brogi, in un panorama come questo attuale, dove lo spettacolo, lo stesso cinema, lo stesso teatro spesso si abbassano, perdono forza e volontà. A lui, a tutti gli interpreti degni, che hanno messo passione, e molto di più ancora, facciamo un omaggio particolare. Sempre con la speranza mai sopita che qualcuno delle nuove generazioni li scoprano, incuriosendosi.

Francesco Bettin

sopra, Giulio Brogi in un intenso ritratto, a casa sua, sulle colline di Negrar (Verona).