NOSTRA INTERVISTA – FioreLuna

(aprile 2024)     di ZINEB SAAID     L’Inno alla vita plurimo e variegato, nell’intervista di Zineb Saaid all’autrice

 

L’autrice che qui è intervistata, FioreLuna, è alla sua opera prima, divisa in due volumi, di cui abbiamo scritto da poco. Di sè non ama svelare molto, il suo pensiero arriva attraverso le parole dei suoi libri. Rimane dunque, un’autrice da approfondire. E a questo ci ha pensato Zineb Saaid, scrittrice, poetessa, traduttrice. Ecco il resoconto del loro incontro, del dialogo sul libro, e sui suoi contenuti.  A tal proposito ci viene incontro proprio un’introduzione breve della stessa Zineb Saaid: Ci sono donne che preferiscono sbocciare, fiorire e crescere nell’ombra; ci sono donne che sanno dare anche senza ricevere, donne che tracciano la loro identità sulla roccia della vita e non mollano, cavalcando le difficoltà che trovano nel loro cammino per realizzarsi, Fioreluna è una di queste.

FioreLuna é una scrittrice che ha pubblicato il primo suo romanzo “Inno alla vita” presso la Lilit Books, un romanzo formato da due libri, la prima parte la scrittrice l’ha nominato: ’Inno alla vita, la sommossa delle emozioni’ e la seconda parte, invece, l´ha intitolata ’Inno alla vita, sulle ali del cambiamento’Partiamo dal titolo, Inno alla vita, che porta in sé un seme di speranza, puoi spiegare il titolo e la copertina? Non posso spiegare il titolo perchè si comprende il suo significato all’interno del racconto. Il protagonista stesso è alla ricerca del significato di misteriosi biglietti che trova ogni giorno a casa della nonna. Le copertine, invece, sono state realizzate da Andrea Romagnuolo che, essendo anche il mio editor, è la seconda persona, dopo di me, a conoscere meglio di chiunque altro il libro. Il ragazzo raffigurato è Christian, il protagonista del romanzo. Ogni oggetto presente in copertina è evocativo di qualcosa contenuto all’interno del libro. La teiera e le piante richiamano la passione per le erbe della nonna del protagonista, una donna originale e misteriosa che prepara infusi e intrugli dai poteri magici. Dal bollitore esce un tubo con una lampadina,  che simboleggia una delle invenzioni di Christian, un sedicenne dalle capacità intellettive superiori alla media, che si diletta fin da piccolo nella realizzazione di oggetti e marchingegni. Il suo più grande sogno è quello, infatti, di diventare un inventore.  Ogni oggetto che lo accompagna in copertina, quindi, è parte del libro e delle vicende rocambolesche che accompagneranno il ragazzo nel corso della scrittura. Il libro è stato diviso in due parti: La sommossa delle emozioni e Sulle ali del cambiamento. Ecco che nella copertina della seconda parte sul capo di Christian ci sono delle ali e una pianticella che richiamano l’evoluzione dei diversi personaggi presenti all’interno del racconto. Ci puoi dare un’idea generale sul tema principale del libro? Il libro parla di un ragazzo di sedici anni dalle straordinarie capacità intellettive, che ha invece grosse difficoltà a relazionarsi con gli altri, sia con la propria famiglia, che con i coetanei. E’ un ragazzo molto razionale, ma allo stesso tempo distratto e perso nei suoi pensieri, che si trova ad affrontare situazioni assurde, il più delle volte dovute a fraintendimenti o alla sua incapacità di riconoscere le emozioni, pur essendo succube di esse. Un giorno la nonna materna gli affida il compito di occuparsi del cane durante la sua assenza e da questo inaspettato evento scaturiranno una serie di avventure ed incontri che andranno a scombinare completamente le sue abitudini e il precario equilibrio che era convinto di aver trovato, rifugiandosi nel mondo delle scienze e della matematica. Disse Fr. N;  “Di tutto quanto è scritto io amo solo ciò che uno scrive col sangue. Scrivi col sangue e allora imparerai che il sangue è spirito”. Si trova la traccia di Fiore lungo il cammino del libro? Credo che in qualsiasi testo ci sia una parte di noi, anche nella semplice lista della spesa. La scrittura è comunicazione, pertanto non può non portare al suo interno una parte di noi. Anche le grafie sono personali: non c’è persona che scriva allo stesso modo di un’altra. Ognuno di noi ha un suo stile, perché ogni individuo è straordinariamente diverso da tutti gli altri, unico e irripetibile. Com’è nata l’idea di scrivere questo libro?  “Inno alla vita” non doveva essere un romanzo, ma un breve racconto per un concorso letterario, nel quale si chiedeva ai partecipanti di scrivere un testo per adolescenti sul senso della vita, sulla bellezza dell’esistenza, concetto per niente scontato nella tempesta emozionale nella quale si trovano immersi gli adolescenti, uno dei momenti più contraddittori del nostro viaggio sulla Terra. Rimasi per giorni di fronte alla pagina bianca scrivendo e cancellando frasi, senza salvare nulla, finché un giorno, nel cuore della notte, mi svegliai di soprassalto. Accesi il PC e si materializzò davanti a me Christian. Scrissi fino a quasi mattina; così fu per alcune sere, ma all’improvviso non riuscii più a proseguire. Scaddero i tempi per la presentazione del racconto e non partecipai al concorso, ma Christian rimase paziente all’interno di un file sul desktop del computer. Ogni tanto si palesava, sempre nello stesso modo, nel cuore della notte. Questo durò un paio d’anni, finché un’estate si impossessò completamente della mia mano e ne sono uscite centinaia di pagine. I personaggi del libro sono presi da un’esperienza reale?  No, sono tutti inventati, ma ognuno di essi porta dentro o una parte di me o di persone reali che ho incontrato negli anni. Alcune delle loro vicende sono esperienze che ho vissuto o emozioni che ho provato anch’io, che alla fine si sono intrecciate con fantasia e invenzione. Nel libro i personaggi presenti sono davvero tanti, ma nel corso dei capitoli, soprattutto nella seconda parte, viene rivelata la connessione tra loro: Christian, Alice, Viktor, Ginevra (alunni del liceo Pascoli), Stefano e Teresa (i genitori di Christian), nonna Beth, la preside, i professori, l’ispettore Cabani, Pietro Fabiani (il direttore del museo cittadino e padre di Alice) e altri personaggi marginali. Dice il semiologo Said Ben Grad: “La scrittura é pensare con le dita, per cui, ciò che le dita scrivono trasmette posizioni cariche di emozioni varie di tutti i colori”.  Quali sono le emozioni che hai voluto trasmettere con questo libro?  Noi tutti siamo fatti di emozioni e, come ha rivelato il celebre cartone della Pixar “Inside out”, sono tutte importanti per il nostro equilibrio emozionale. Spesso si pensa erroneamente che la gioia sia l’emozione più importante, ma se non ci fossero la tristezza, la paura, la rabbia, non si riuscirebbe ad apprezzare fino in fondo il benessere dato dalla gioia. Christian ad esempio è succube della rabbia, della paura e della tristezza e teme la gioia, pensa di non meritarsela, ma ognuno di noi ha il diritto e il dovere di essere felice, come viene sancito nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti e, in modo indiretto, viene riconosciuto anche nell’articolo 3 della Costituzione italiana. Disse Roland Barthes nel suo libro “La morte dell’autore” una volta, che lo scrittore scrive un testo letterario, quest’ultimo diventa indipendente e autonomo dal suo artefice, l’autore non è più padrone di quello che ha scritto ma in questo modo diventa controvoglia lettore del proprio testo. Leggendo i tuoi scritti sei mai trovata davanti a un testo estraneo? Si, spesso. Leggo delle parti e mi dico: “Ma questa cosa l’ho scritta io? Ma quando?”. Ci sono delle parti che leggerei più volte, altre che cancellerei, come se non fossero più parte di me. Non credevo di poter essere capace di scrivere un libro così lungo, con così tanti personaggi che interagiscono tra loro. Non credevo di riuscire a gestire una storia così complessa. Chi mi conosce nella vita quotidiana sa che non possiedo il gene dell’ordine e che l’organizzazione non è tra le mie qualità. Pertanto è stata una sorpresa in primis per me, riuscire a portare a termine questo lavoro. Quali sono i temi e i personaggi della tua scrittura? Che hai voluto scrivere a quelli che hai trovato leggendo ciò che hai scritto. All’interno di questi due tomi ci sono diversi temi: il primo è la scoperta di sé stessi, l’obiettivo fondamentale per un adolescente è sicuramente quello di comprendere qual è il suo posto nel mondo.  In questo viaggio dentro e fuori sé stessi non potevano mancare le relazioni e le problematiche ad esse connesse: la famiglia, la scuola, il rapporto con i pari, il bullismo, la malattia, la morte. “Nessun uomo è un’isola”, recita sapientemente il celebre verso del poeta inglese John Donne. Ognuno di noi è immerso nelle relazioni e contemporaneamente si trova a vivere più ruoli: quello di figlio, amico, compagno di vita, genitore, studente. Ognuno di questi ruoli racchiude potenzialità e problematiche con le quali dobbiamo convivere ogni giorno e che ci possono segnare per sempre. Oltre al bagaglio genetico, ognuno di noi porta con sé le esperienze e gli incontri fatti nel corso della vita. Siamo quello che siamo non solo grazie alle caratteristiche ereditarie ricevute, ma anche perché siamo cresciuti in un determinato luogo, abbiamo fatto certe esperienze, abbiamo conosciuto alcune persone. Gli avvenimenti della storia, vengono raccontate tramite il protagonista Christian, tramite l´immaginazione, o il sogno che la bevanda della nonna gli causava… É un tuo modo nella scrittura? Come disse Pablo Picasso : “Impara le regole come un esperto, così potrai romperle come un artista”. Non mi è mai piaciuto seguire uno schema per scrivere. Anche a scuola baravo sempre: scrivevo il testo e poi facevo la scaletta per far piacere al professore.  Non sono mai riuscita a rispettare le convenzioni: è il titolo che mi cattura, sia nella scelta dei libri da leggere che nei testi da scrivere. Quando entro in libreria o in biblioteca devo guardarmi intorno per un po’ e aspettare, stare in ascolto. E’ come se dentro di me ci fosse una voce che mi guida a scegliere ciò di cui ho bisogno in quel momento. Per la scrittura il meccanismo è analogo: il più delle volte salto la fase della pianificazione e dedico invece un’attenzione quasi maniacale alla revisione. Questo perché la maggior parte delle volte il titolo mi suggerisce delle suggestioni ed è come se la mia mano sapesse già cosa scrivere.  Ancora cito Roland Barthes: “La scrittura trasforma la conoscenza in una festa continua, e rende i piccoli avvenimenti di passaggio un momento esterno nella storia dell’umanità”. Quali sono i messaggi a cui Fiore vuole dare un´altra vita sul bianco delle pagine? Il messaggio che vorrei trasmettere con questo libro è che ognuno di noi può scrivere il proprio inno alla vita, anche se abbiamo avuto un’infanzia e una vita difficile, anche se non siamo come ci avrebbero voluto, anche se non siamo completamente soddisfatti di noi stessi. La cosa importante è imparare ad amare se’ stessi, perché in questo modo offriamo agli altri la versione migliore di noi e diventa tutto più facile. Vorrei anche che noi adulti imparassimo ad avere più fiducia negli adolescenti e a credere in loro e nelle loro potenzialità. I ragazzi hanno bisogno prima di tutto di esempi credibili, di rispetto e accoglienza, anche quando sbagliano. Molte delle scoperte dell’umanità sono frutto di errori. Jung diceva: “Senza l’imperfezione non c’è ne’ progresso ne’ crescita”. Mi piace pensare all’adolescenza come una nuova rinascita. Quando nasciamo sono i nostri genitori e i nostri educatori a tracciare il sentiero da percorrere. Quando cresciamo ci troviamo di fronte a due scelte: o proseguire lungo il percorso tracciato o intraprendere una nuova strada. La cosa importante è che seguiamo ciò che è giusto per noi, ciò che ci permette di essere noi stessi. Ci puoi descrivere le tue emozioni come scrittrice che ha dato vita alla sua opera prima? Mi viene da sorridere quando mi definiscono una scrittrice. Non credo di meritarmi fino in fondo questo appellativo. Per me non è una professione, ma una passione, a volte perfino un bisogno.  I libri sono stati per me degli straordinari compagni e a volte anche maestri di viaggio. Mi piace immergermi all’interno dei racconti, infatti prediligo i romanzi ai saggi e ai testi di studio, che consulto prevalentemente per accrescere le mie conoscenze. Col romanzo invece ho un rapporto più intenso, più intimo. Finisco sempre col sentirmi parte del libro, col vivere le emozioni che vivono i personaggi. Molte volte essi mi accompagnano nei miei sogni ad occhi aperti anche quando ho finito di leggere. Ci puoi parlare della tua esperienza con la casa editrice Lilit Books ? Mi ha colpito fin da subito l’intelligenza di Pippo Bellone, il proprietario purtroppo venuto a mancare lo scorso anno, la sua gentilezza, umanità e disponibilità. Assieme a lui e al suo editor Andrea abbiamo sviscerato il romanzo, che lui definiva “Una Bibbia emozionale”, per coglierne a fondo il senso. Era rimasto spiazzato dalla mia domanda: “Perché ha scelto di pubblicare proprio il mio libro?”  L’aveva definito un romanzo di formazione, pieno di vita e di speranza, in un periodo (il primo tomo è uscito nel 2021) in cui la morte, la sfiducia nell’umanità e la diffidenza si erano impossessati della maggior parte di noi. Era uomo di grande cultura, umile, ma profondo, che faceva sentire ognuno di noi parte di un grande progetto, quello di riportare i libri al centro dell’universo culturale. Lui aveva deciso di farlo nel comune italiano dove si leggeva di meno, Montescaglioso, un piccolo paesino della Basilicata. Non aveva voluto scegliere una strada facile e scontata.  Ora questo piccolo paese vanta un evento importante: “Il paese dei libri”, una manifestazione organizzata in estate, durante la quale gli intellettuali si incontrano riflettendo su alcune tematiche. In quei giorni, il paesino si trasforma in una grande biblioteca. Si può leggere ovunque: sul sagrato di una chiesa, in macelleria, al parco giochi, dalla parrucchiera. I libri diventano i veri protagonisti.  In qualche modo Giuseppe è vivo nel cuore e nei pensieri di chi l’ha conosciuto. Il suo intento non sono mai stati i profitti, ma il piacere della lettura, la cultura come strumento per far evolvere
l’umanità.

Intervista a cura di Zineb Saaid

sotto, l’autrice durante una presentazione dei due suoi libri, Inno alla vita I e II, a Rosà (Vicenza)

     

(12 aprile 2024)   

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA, ed è soggetto alla Privacy Policy e ai Termini di utilizzo di Google.