ARTE – Paola Casari intervista Nino Migliori

(aprile 2024)     di PAOLA CASARI     Luce e ombra in fotografia, un’intervista all’artista

 

Parliamo del lavoro presentato il 7 marzo 2024 al MAMbo di Bologna. Trattasi di “NINO,” un mobile disegnato dall’architetto e designer Michele de Lucchi, studiato per la conservazione di 596 ritratti realizzati con la luce di un solo fiammifero. Senza dimenticare che il mobile “NINO” è un esemplare unico che entra a far parte della collezione permanente del Museo MAMbo; grazie alla donazione di do ut do, realizzata con il contributo di PwC Italia. Questo mobile/oggetto è stato esposto per la prima volta ad Arte Fiera 2021, nello stand di do ut do, un contenitore culturale che fa capo all’Associazione Amici della Fondazione Hospice. Ma parliamo del contenuto, cioè i ritratti conservati all’interno dei dodici volumi che formando una vera opera d’arte della rilegatura realizzata da Sandra Varisco.  Il lavoro iniziato nel 2016 rappresenta una serie di ritratti fatti al buio: le persone che si presentavano al mio studio, al numero 6 di via Elio Bernardi, a Bologna, venivano fotografate con la luce di un solo fiammifero. Ho deciso di sperimentare questo strumento perché esso possiede una particolare caratteristica, ossia, quando si pone il fiammifero   vicino al viso della persona che stai per fotografare si può modificare il suo volto, si possono cancellare i difetti o metterli in risalto. Anche solo spostandosi di mezzo centimetro la percezione cambia, il soggetto ritratto potrebbe non riconoscersi nella fotografia ma gli viene data la possibilità di scorgere nuovi o celati aspetti del proprio volto. Come nasce l’idea di fotografare a lume di candela? L’idea deriva da una precedente sperimentazione, cioè “Lumen” lavoro del 2006; il dipartimento di Architettura di Parma mi chiede se fosse possibile avere degli inediti. Cosicché decido di realizzare un nuovo lavoro “rileggendo’’ lo Zooforo dell’Antelami del battistero di Parma. Dopo essermi interrogato su come nel passato potesse essere visto il battistero nel buio della notte, trovo la risposta al quesito realizzando che quell’edificio poteva essere osservato solo per mezzo di fiaccole e ceri! Nasce così l’idea di fotografare le formellecon la sola luce di una candela. È stata d’ispirazione anche una poesia di Guillaume Apollinaire: “Fotografia tu sei l’ombra del sole tutta la sua bellezza”. Riprendendo il lavoro dei ritratti, dove sono stati esposti per la prima volta? La mostra “Via Elio Bernardi 6. Ritratti alla luce di un fiammifero” fu organizzata all’interno del Museo Archeologico di Bologna nel 2021. Il progetto a cura di Alessandra D’Innocenzo Fini Zarri, promosso da do ut do con Fondazione Nino Migliori e in collaborazione con Istituzione Bologna Musei, aveva lo scopo di raccogliere fondi per la Fondazione Hospice Seragnoli.  Che tipo di allestimento era stato pensato? I ritratti erano esposti lungo le pareti di un lungo corridoio in modo che tutti 596, senza cornice e mancanti di didascalie in vista, ma contenute in rigoroso ordine alfabetico nel catalogo, fossero ben fruibili dal pubblico. Al centro della sala vi era il piatto contenente i fiammiferi consumati mentre alla fine del percorso su un grande schermo era proiettato in  loop una conversazione tra Massimo Minini e me. Che cos’è per Nino Migliori la fotografia? Qual è la sua cifra stilistica? La fotografia è una forma di scrittura, mi servo della fotografia per trasmettere, comunicare quello che provo, quello che penso di una situazione, propongo la mia interpretazione di ciò che vedo. Dunque in generale la fotografia non è la “verità”, ma è un mezzo per esprimere un punto di vista, quello  del fotografo. E’ l’interpretazione personale del dato reale. Mentre, per quanto riguarda la mia cifra stilistica, molto semplicemente non esiste perché non sono riconoscibile.  La mia riconoscibilità è la non riconoscibilità, a meno che una persona conosca quel ben preciso filone di ricerca, altrimenti è difficile individuarmi. O forse la mia cifra è la sperimentazione, mettere alla prova il linguaggio fotografico per fornire una risposta, cioè, come ho detto altre volte, mi piace mettermi in gioco, lasciare la strada vecchia per la nuova per tentare nuove forme di espressione. Sono  esperienze che a volte vengono apprezzate come questa alla luce di una fiamma  che riguarda i progetti di cui abbiamo parlato, ma è una proposta tra le tante,  molto diverse tra loro, che ho realizzato in 76 anni di pratica.

(Una notizia su questo evento sarà pubblicata sul n 218 della  rivista “Juliet”)

in alto – L’artista Nino Migliori (a sx) e l’architetto designer Michele De Lucchi, al MAMbo – Museod’Arte Moderna di Bologna, © Fondazione Nino Migliori

sotto – Mobile “Nino”, copia unica con un legno progettato da Ettore Sottsass per ALPI, © Fondazione Nino Migliori

 

sotto – Nino Migliori, dalla serie “Lumen”, “Lo Zooforo del Battistero di Parma-Gallo”, 2006, © Fondazione Nino Migliori    a fianco – Nino Migliori, dalla serie “Lumen”, “Lo Zooforo del Battistero di Parma-Leone”, 2006, © Fondazione Nino Migliori

                         

ancora sotto – Nino Migliori, “Via Elio Bernardi 6, Mauro Zanchi”, 2019, © Fondazione Nino Migliori   a fianco – Nino Migliori, “Via Elio Bernardi 6, Elisabetta Sgarbi”, 2021, © Fondazione Nino Migliori

                         

(9 aprile 2024)

 

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