di GIUSEPPE BONAN Il poeta bassanese, i suoi “Tempi impervi” , l’uso proprio e performante, verbale e del corpo
http://www.marcopatuzzi.it sopra, Marco Patuzzi – foto di Eva MN Di Martino Un poeta, Marco Patuzzi , di Bassano del Grappa ,che coi suoi versi e le sue performances riesce spesso a sorprendere e che nel giorno del suo compleanno, il 6 agosto scorso ha regalato ad amici e a quanti tra le sue conoscenze avessero avuto l’ estro per apprezzare un suo sentito monologo intensamente interpretato, una performance degna delle grandi (e piccole nel senso di raccolte, intime, quasi per pochi) occasioni. Lungo un sentiero nei pressi del cortile di Villa Angaran San Giuseppe, nel vivo della cittadina veneta, lungo le rive del fiume Brenta, il poeta ha introdotto i presenti, già facilitati dal contesto suggestivo, in un paesaggio dal clima intenso, (neanche così tetro), denso di contenuti. “Tempi impervi” il titolo della performance, con la cornice di un tempo (meteorologico) inizialmente incerto, se non avverso, tanto che l’ alternativa in caso di pioggia diffusa sarebbe stata quella di spostarsi all’ interno della villa, ma infine pure consultando i presenti, Patuzzi ha optato per la location originariamente stabilita. Eccolo, quindi il poeta-performer, che interpreta solo, quasi si nasconde, prima, per poi arrivare a camminare con passi decisi nella scena; poi si abbassa composto, è un quasi rannicchiarsi al limite dell’ embrionale, e poi ciò che dice, qui invece maturo, adulto, si presenta in faccia ai presenti con una dirompenza che quasi spaventa, turba, ma fa parte dello spettacolo. Non come simulazione o peggio finzione, s’intende, ma come qualcosa che scuote, magari altera lo spettatore. Il suo testo elargisce giudizi lapidari sulla società dell’oggi, sull’ attuale stato delle cose. Non si diceva che la poesia dice una cosa senza nominare l’oggetto della questione? Quella di Marco Patuzzi è una fotografia dello stato attuale delle, ancora, cose, che toccano tutti, nessuno escluso, se non quel qualcuno che dovesse vivere in un oblio, nel quale invece a tratti sembra d’essere immersi . Eppure ciò che lui espone è forte, intenso, anche dinamico e nello stesso tempo denotante una staticità di fondo che dovrebbe provocare rabbia, sconcerto, far rabbrividire, e richiama quindi, esorta, sembra, a una svolta, difficile ma necessaria. Fotografia del presente offerta al pubblico e, dopo un applauso corale dei presenti e il loro incitamento a un bis, il poeta si presta a rivisitare o meglio riproporre una opera sua densa di significato, come tutte tra l’ altro, improvvisandone delle parti, ispirata a suo tempo da una donna al mercato, un giovedì mattina, agghindata in maniera appariscente, e vistosamente preda di un chiacchiericcio scaturito dalla sua immagine, da parte di uno stralcio di comunità mormorante. Grazie, artista delle parole, per questa performance, per queste parole e per l’interpretazione delle stesse. Il prossimo appuntamento in zona per Patuzzi è previsto per sabato 7 ottobre a Villa Albrizzi Marini, in territorio di Marca trevigiana, a San Zenone degli Ezzelini e siamo certi sarà un altro rendez vous di parole elevate, e grande slancio verbale e fisico. Sarà una performance contro tutte le guerre.