NOSTRA INTERVISTA – Franco Branciaroli

di FRANCESCO BETTIN     A teatro con “Pour un oui ou pour un no” sulle sfumature del linguaggio e sull’amicizia (vera?). E sul teatro l’attore-regista non ha dubbi: “Nei cartelloni tanta arte varia. Il teatro, quello riconoscibile, è pochissimo”

 

Franco Branciaroli è appena stato in scena, dopo il recente “Mercante di Venezia” con un testo di Nathalie Sarraute, “Pour un oui ou pour un non”, accanto a Umberto Orsini, spettacolo ripreso dopo che lo scorso anno aveva già cominciato a girare l’Italia suscitando curiosità, se non altro, a partire da quel lungo titolo in francese. Uno spettacolo, che abbiamo visto a Thiene, al Teatro Comunale, sull’incomprensione e su quello che la stessa può provocare in un’amicizia, con le parole che hanno un peso stratosferico. Parole dunque al centro della scena, dettagli verbali, i silenzi stessi sono protagonisti dell’incontro scontro tra i due, affascinante, sofisticato e di grande impatto (anche scenico, visto i bellissimi elementi di Pierluigi Pizzi, che firma anche la regia). Uno spettacolo che fa riflettere, a volte anche sul dettaglio, su quello che i due amici hanno o non hanno da dirsi, ormai. Un ritrovarsi per provare a esserci, per colmare quella distanza che si era venuta a creare precedentemente, non troppo compresa almeno da uno dei due. La parte del padrone la fanno naturalmente loro, i due attori e il regista, veri mattatori di scena, vere icone geniali del teatro che si portano appresso un’esperienza a dir poco invidiabile, e un talento smisurato che si nota anche nelle sfumature dei loro personaggi. Con Orsini e Branciaroli, Pier Luigi Pizzi che coordina come lui sa fare, con le sue regie, spostamenti, divisioni di ruoli. Insomma un grande spettacolo, una grande produzione che mette assieme il meglio del meglio del teatro italiano. Che fa discutere, scombussola le anime. E Franco Branciaroli lo abbiamo sentito, accennando allo spettacolo e parlando anche del teatro e del suo ruolo oggi nelle stagioni teatrali. Nello spettacolo che ha ripreso, e che porta in giro con Umberto Orsini, c’è tra i due amici un rapporto d’amicizia che sembra recuperarsi… Mi sembra più che altro una rottura di un’amicizia, un tentativo di salvarla, sì, c’è, ma rimane un tentativo infatti, visto il finale. Una scelta coraggiosa quella di mettere in scena questo testo…il pubblico la apprezza? Ma il pubblico dei teatri è quello degli abbonati, gli spettacoli arrivano loro addosso, non è che sceglie degli spettacoli, se li trova. Non facciamo gli ingenui. Non è come il cinema che si va, si sceglie un film e si prende il biglietto. A teatro ci si abbona, gli spettacoli sono già stati scelti a monte, ci si becca quello che c’è. Poco da fare. Ma voi recepite se il vostro spettacolo piace, no? Al pubblico piace tutto, prima applaudono te poi arriva un altro e lo fanno anche con lui, non è che fischiano mai. Se arriva a teatro lo spettacolo sofisticato, bene, applausi. Poi arriva un’altra cosa più leggera e applaudono lo stesso. Lo stesso e identico pubblico capito? Giusto proporre una nuova drammaturgia ogni tanto nei cartelloni? Beh questa non è nuova, è di molti anni fa. Per quanto riguarda i testi, sai quanti del Novecento non vengono rappresentati? Bisogna vedere poi quando li si propone se vengono presi. Guardate i cartelloni teatrali: più che parlare di teatro possiamo dire che è diventata arte varia, c’è di tutto…monologhi, musica, canto, ballo. Basta guardare i cartelloni, ripeto. Un vero titolo di teatro lo trovi ogni tanto, almeno, il resto non so neanche cos’è. Monologhi, cose con la chitarra, in musica…mah. Testi teatrali ne troverai due su tutta la stagione, riconoscibili, dico. Riconoscibili. Fare teatro è terapeutico, come spesso viene detto? Cosa ne pensa, Branciaroli lei? E’ importante come formazione dell’individuo? Il teatro è una forza culturale che parte duemilacinquecento anni fa, non è robetta da niente eh. I padri del teatro sono Eschilo, Sofocle, Euripide…ed è certo che dà una formazione! Lei come sceglie i titoli da portare in scena? Non li scelgo! Bisogna fare i testi che vengono comprati dalle direzioni dei teatri. Se fai “Il mercante di Venezia” o “I miserabili” sai già che viene venduto. Un esempio al contrario? Se fai un testo, che so, di Thomas Bernhardt sai già che non viene preso. La regola è : “facci vedere quel che già sappiamo”, che poi è lo stesso meccanismo dell’opera lirica, ogni anno non sono sempre le stesse che si mettono in scena? Verdi, Puccini…non chiedermi perché , non lo so.Il meccanismo è questo, sempre lo stesso. Se fai un titolo famoso la gente va a vederlo, se non è famoso non va. Perché secondo lei a scuola non si insegna il teatro, l’arte? La scuola non insegna neanche la matematica, figuriamoci il teatro. Non insegna più niente. Il teatro è l’ultimo dei problemi che ha la scuola. E’ da bocciare allora…Ma non lo dico io, è la realtà!

sopra, un bel ritratto di Franco Branciaroli –  qui sotto, una foto dello spettacolo “Pour un oui ou pour un non”  -foto di Amati Bacciardi

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