MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA – “Carlo Sini”

Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il film sul grande filosofo alla presenza dei registi Tafuri e Beronio

 

Tra le numerose iniziative alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che è appena terminata dopo dieci giorni come sempre intensi, segnaliamo volentieri il film su uno dei filosofi più interessanti e importanti che il nostro periodo storico può vantarsi di avere, Carlo Sini. E’ a lui dedicato il film dal titolo omonimo, “Carlo Sini”, che si avvale della regia di Clemente Tafuri e David Beronio, e che è stato appunto presentato al Lido veneziano durante la 79.ma Mostra, allo Spazio Incontri Venice Production Bridge, all’interno dell’Hotel Excelsior. Occasione, la prima edizione del Premio collaterale “Cinema&Arts”, ideato da Alessio Nardin e realizzato con la collaborazione di Kalambur Teatro e Ateatro. Membro dell’Accademia del Lincei, professore di Filosofia teoretica all’Università Statale di Milano, Sini è professionista di grande spessore ed il film di Tafuri e Beroni ben analizza il  suo pensiero, ed è stato scelto simbolo dell’espressione meta-artistica del linguaggio cinematografico, in una manifestazione prestigiosa come il Festival del Cinema veneziano, sede internazionale di grandi eventi come tutti sappiamo. Terzo progetto facente parte di La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro, prodotti da teatro Akropoluis e AkropolisLibri, “Carlo Sini” è un tuffo di grande analisi nel Sini pensiero attraverso delle immagini rigorose e di un certo fascino. Il filosofo attraverso l’esistenza, la propria era ma anche le altre, “che accetta di perdere la propria identità” come nello stesso film Sini afferma perchè è la stessa identità umana che non esiste. La parabola siniana descrive con grande accuratezza il senso del vivere, lo svilupparsi dell’essere uomo, essere vivente, anzi il proprio divenire dell’umano, che si “costruisce” con quello che va a fare. Sini cita Nietzsche, scandagliando la figura del filosofo fino in fondo, essere paragonato a “un uccello nelle tempeste”. Le immagini condensano il viaggio, “il grande paradosso” che è un metaviaggio alla scoperta dirompente, continua, direi necessaria, dell’uomo, del filosofo. La scrittura è uno dei pericoli incombenti, Platone ci viene incontro in questo senso con questa dichiarazione, e il teatro, antica forma di rappresentazione rispecchia e amplia il pensiero. La forma del teatro, il significato, che in questo “viaggio ai confini” dello stesso si spiega così bene. Il cinema, inteso come documento filmato, su Carlo Sini si sviluppa di seguito, passa attraverso la visione del foglio-mondo dal pensiero coniato di Charles Sanders Peirce ma nell’idea “colorata” del filosofo italiano. Foglio-mondo come esercizio teatrale. I due registi Tafuri e Beronio “sciorinano” elementi di grande fattura intellettuale, derivanti dal pensiero filosofico, dal professor Sini, dal laboratorio di filosofia e cultura da lui diretto Mechrì, con un intervento anche del presidente Florinda Cambria, un’altra proposta concreta per allargare la mente, l’essere nell’essere. Le note del pianoforte di Grieg e Schumann che Carlo Sini suona riempiono con costante energia e pressione sana quello che viene illustrato, e fanno parte di un racconto verità dal quale attingere. Il tema del teatro, dell’attore ritorna nella totalità, fusa e diretta con il linguaggio filosofico, “un’antropologia storica” dove la condizione è rito e ritmo ed è innegabile. Il teatro che è evocazione, un battere e levare come nella musica. Come è evocazione che sfocia pure nello spirito la visione finale di quegli alberi immersi nella nebbia, di quelle foglie che paiono impalpabili dove la voce di Martin Heidegger di “L’arte e lo spazio” tuona il rapporto Dio natura spazio luoghi, spirito.

FRANCESCO BETTIN

sopra, la locandina del film-documento su Carlo Sini; qui sotto, il filosofo in una bella immagine

 

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