ARTE – Truly Design

Dalla Street Art al Graphic Design

 

L’Arte di strada, si riferisce alle molte manifestazioni visivo/artistiche che vengono attuate in luoghi pubblici esterni; la sua definizione è comunque vaga, e può spaziare da un graffitismo avanzato alla stesura di vere e proprie opere “pittoriche” eseguite con bombolette d’aerosol colorato, con adesivi o con proiezioni video e può riferirsi in modo ampio anche a performances e altro ancora. Ciò che più la caratterizza è, senza dubbio, la sua universale e gratuita fruibilità. Penso che l’Arte di strada, quella murale, abbia molte origini, che elenco in sintesi: ha radici in un graffitismo destrutturante un linguaggio di “potere”, come anche in quello, più o meno consapevole, riferito alle differenze della parola percepita “esteriormente” da quella “immaginata interiormente”, un graffitismo, dunque, vicino alla singlossia; trae spunto dagli affreschi esterni alla case, più o meno antichi; dalle grisailles; dai murales; dall’architettura stessa, per alcuni suoi “aspetti” psicologicamente pregnanti; dalle grottesche manieriste; dai dipinti della preistoria e altre fonti ancora, comprese la scultura e la pittura “tradizionali”. Insomma, come tutte le forme d’Arte avviene sotto l’influsso di tutta l’Arte che la precede e di quella che contemporaneamente l’affianca. Un gruppo importante che opera nell’ambito della Street Art, è quello dei Truly Design, formatosi a Torino e composto da Mauro149, Rems182 e Ninja1. L’inizio della loro esperienza in comune, si colloca nella seconda metà degli anni Novanta del ‘900. Affascinati da fabbriche abbandonate e periferie urbane, si trovano uniti nella loro passione per il graffitismo, forti di una empatica amicizia che non trascura l’Arte nel suo insieme. Proprio questa doppia visione espressiva determinerà il loro percorso di studio e affermazione, fino a culminare in un progetto comune a partire dal 2003, i Truly Design, appunto. Lentamente si staccano dagli elementi estetici più classici del Graffiti Writing e della Street Art per assumere un livello tecnico e sperimentale più adeguato alla comunicazione mediatica contemporanea, dal graphic design, a forme più complesse di arte urbana fino a inglobare nel loro lavoro anche la “illustrazione”, il tutto divenuto più facilmente fruibile su internet. Lavoro, questo, che li porta ad un progetto in cui la fusione dei vari livelli di intervento sui “muri” e i molteplici campi di intervento artistico “manuale” o “virtuale” più o meno grafico, vengono fusi in un unico sistema di elaborazione visiva e di comunicazione, perfettamente amalgamato in complessi e articolati “disegni” anamorfici. La loro sperimentazione si attua inizialmente all’interno dei luoghi dell’archeologia industriale. A Torino, di queste costruzioni, sicuramente molto affascinanti, se ne possono trovare, ancora oggi, in quantità “invadente”. Il loro lavoro come street artisti, è ed è stato, di sperimentazione e, contemporaneamente, ha restituito un accenno di vita a quei luoghi della memoria che sempre più velocemente vengono dimenticati, oltre che abbandonati allo sfascio fatiscente. Luoghi che spesso diventano dimore per persone disperate. Ma ritornando alle attitudini dei Truly Design, nel loro “calderone magico”, frutto della loro preziosa curiosità, finì di tutto: dal design di logotipi contemporaneo al mosaico bizantino; ma ciò che più li ha affascinati, come ho accennato sopra, è stata l’arte dell’anamorfismo che opera su una immagine disegnata o proiettata in modo distorto, e che viene percettivamente ricostruita se la si osserva dalla “giusta” prospettiva e da un unico punto. L’ anamorfismo, può determinare in noi, uno spaesamento, una destrutturazione dell’immagine, anche destabilizzante, ma può preservarci da una eccessiva rigidità mentale. Simbolicamente rappresenta il costante aggiustamento e riposizionamento che per ogni osservazione, fatto o tempo di vita, siamo più o meno inconsapevolmente costretti ad elaborare. In altri termini, attraverso l’analisi anamorfica, possiamo determinare il giusto punto di visione, ma se solo ci spostiamo di poco, ecco l’avanzare dell’errore percettivo o di interpretazione. Considerazione, questa che ci dovrebbe fare riflettere sul fatto che a priori diamo per “esatta” una certa interpretazione/visione piuttosto che un’altra; che diamo per esatte certe “abitudini” per “abitudine”; che siamo, spesso, quasi indissolubilmente, “legati” a una idea che ci rassicura. Probabilmente senza uno schema interpretativo, prefissato e solido non riusciremmo a vivere il Mondo; certo è che tra uno schema eccessivamente rigido e uno troppo elastico, sarebbe bene ci fosse un maggiore equilibrio, e con l’equilibrio, una nostra più ampia capacità analitica ed empatica rispetto alla realtà che ci circonda. Questo equilibrio, non solo creativo, è ciò che mi ha comunicato il lavoro dei Truly: sono stati capaci di penetrare, ad esempio, il modo di operare del Barocco che tutto riempie in un eccesso di paura del vuoto, ma che, nello stesso tempo, elimina certe rigidità architettoniche permettendoci di “scivolare di lato”, come in un processo anamorfico, in una dimensione “altra”. I loro anamorfismi sono opere d’Arte, sono opere decorative, sono “giocosità” fantastiche, si rivolgono anche al mondo
del design pubblicitario; ma, oltre ad essere opere di grande qualità, sono “sottilmente” disturbanti, quel tanto da costringerci a pensare ad altri “perché, dove e come …”. Cito alcune loro parole: “L’effimera impressione di perfezione e solidità si dissolve rapidamente una volta che ci si allontana dal corretto punto di vista, ponendo un’enfasi su tutto ciò che è volatile e bello, credibile eppure irreale, nelle nostre vite d’oggi […] Geometrie astratte, figlie illegittime di antichi misticismi e razionalismo moderno, rivelano le loro origini distorte nel mostrarsi allungate su dozzine di superfici intersecanti […] un significato squisitamente intellettuale”. Segnalo alcune loro importanti esposizioni: “The Truth depends on where you see it from”, mostra personale con tre installazioni anamorfiche presso MEF – Museo Ettore Fico, Torino 2016; Opere esposte e dipinto anamorfico per l’esposizione “#StreetArt” presso Espace Fondation EDF, Parigi, 2014; 55º Biennale di Venezia, eventi collaterali. Mostra collettiva “Back to back to Biennale” presso Palazzo Cà Bonvicini, Venezia, 2013; Mostra collettiva “Cans in Frames” e live painting presso il Museo di Arte Contemporanea di Bolzano “Museion”, Bolzano, 2013; Mostra personale “Truly Design” presso Haul der architektur e Artlane Gallery, Klagenfurt (Austria), 2012; 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Torino , 2011. Hanno lavorato per importanti clienti quali Amazon, Spotify, Adidas, Jeep, Facebook, Adobe, Samsung, Lavazza e Volkswagen. Sarebbe interessante parlare di come le amministrazioni pubbliche non prendano in seria considerazione la preservazione di molte pregevoli opere murali, pur riconoscendo loro una maggiore sensibilità al problema rispetto a un tempo, ma questo sarà un discorso che riprenderò in un altro articolo. Per informazioni: Artistic WEB: www.wearetruly.it Artistic Instagram & Facebook: @trulydesigncre

GIANNI MARIA TESSARI

sopra, “Habitat” – Palazzolo Vercellese – 2022 – qui sotto, “Pegasus” – Parigi (Francia), 2014 – “#StreetArt Exhibition”, Fondation EDF e , altra foto, “Medusa” – Torino 2011

 

sotto, “FLAT” e “Griffin”, Dresden (Germania). 2016 – Esposizione: “Magic City – The Art of Street Art”

     

Fotografie e Courtesy: Truly Design

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