ARTE – Giovanni Pulze

Pulze, un pittore quasi medialista. In mostra dal 2 al 17 ottobre a Noale in sala Egisto Lancerotto

 

Un pulviscolo biancastro che percuote fondali architettonici di città immaginarie o reali può segnare o testimoniare la nostra quotidianità? Uno sfondo metropolitano, fatto di persone frettolose, di insegne pubblicitarie, di traffico caotico, può accogliere un messaggio di pace e di speranza? In questi due interrogativi sta la sfida e l’attualità della pittura di Giovanni Pulze. Il nevischio o il gemitìo ghiacciato è una specie di cifra stilistica ricorrente nella sua pittura ormai da molti anni, tanto che gli ombrelli che fungono da riparo e di separazione tra persona e persona possono oggi essere letti perfino come un’anticipazione delle proteste giovanili di Hong Kong contro la mano oppressiva del potere centrale (l’opera “Angelo nella notte”, dove troviamo nevischio e ombrelli, è del 2005!). E questo perché un autore è attuale o anticipatore anche in maniera inconsapevole: anticipa i tempi o vi concorre a definirli e a descriverli, nel senso che più persone possono trovarvi messaggi molteplici. Le città, spesso fondali reali dove i termini sono ricorrenti (architetture, piazze, insegne), possono essere scambiate per ammiccanti segnali turistici, mentre in realtà sono solo il palcoscenico dove va in scena la rappresentazione: l’incapacità di dialogo tra gli uomini e la solitudine della quotidianità. Un messaggero solitario (l’Angelo metropolitano) non riesce a incontrare il suo interlocutore, passa come una figura invisibile tra la folla, senza lasciare traccia. In questo senso, nella produzione più recente, l’ombrello protettivo è stato sostituito dal cellulare al quale tutti, dal protagonista (l’Angelo) alle comparse (i passanti più disparati) dedicano la loro attenzione e il loro tempo. Scene di pura nota quotidiana, si può dire, visto che nel passeggiare per una via cittadina tutti noi abbiamo modo di assistere a situazioni di questo tipo: automobilista con una mano al volante e telefonino nell’altra, mamma con carrozzella e telefonino, paziente in ambulatorio medico intento a digitare sullo schermo del telefonino, giovane con cuffie e telefonino, e così via. In un mondo dove lo scontro e l’istinto di sopraffazione sono pane quotidiano, in un mondo dove gli slogan “Black Lives Matter” sono il grido a favore della vita e a ricordo di vittime innocenti, questa pittura diviene un messaggio di luce e di speranza; un auspicio osiamo dire. Sebbene il messaggio dell’Angelo non arrivi a destinazione, per il cuore troppo indurito degli uomini o a causa di pensieri che distraggono dal centro di una vera socialità, l’autore offre un varco alla speranza, e vediamo questa possibilità che si apre quando (in alcune rare tele) un bambino o un cane (gli unici esseri ancora puri in un mondo troppo complesso e corrotto) si accorgono della sua presenza e gli rivolgono lo sguardo: è il mistero del non detto, il mistero di ciò che possiamo solo immaginare, ma lo possiamo immaginare proprio perché ci viene indicato. In previsione della sua mostra alla Sala Egisto Lancerotto di Noale (mostra realizzata con il patrocinio della Città di Noale e con il concorso dell’Ufficio Cultura del Comune e con la collaborazione dell’Associazione Juliet) ci incontriamo con Giovanni Pulze, un pittore di origini venete, una terra ricca di storia e che ha dato vita e luce ad autori come Veronese e Tintoretto. Quali sono i maggiori ostacoli che hai incontrato quando hai cercato di proporre il tuo lavoro negli USA?Sono arrivato con delle mostre in America nel 2018 e nel 2019, prima che scoppiasse la pandemia del Covid, prima a San Francisco e poi a New York. Devo dire la verità, questo Virus è stato come una guerra che, di fatto, ha chiuso tutto, non solo le gallerie e i Musei ma che ha stravolto completamente la vita di tutto il mondo. Senza di questo sarei probabilmente ancora attivo in quelle gallerie americane. La difficoltà oggettiva si incontra all’inizio, ed è l’aspetto organizzativo, che diventa problematico quando non hai, in loco, una base logistica e di persone che ti aiutano e sostengono nel periodo utile a farti conoscere. Diciamo che il tutto quindi si è interrotto sul più bello. Ma spero che questa pandemia finalmente finisca, e che ci si possa riprendere da questa genuflessione forzata”. Ci puoi fare alcune considerazioni sulla tua pratica pittorica?Diciamo che il mio lavoro si sviluppa sul filone della nuova pittura figurativa degli anni Novanta, anche se, per certi aspetti, racchiude dentro reminiscenze Futuristiche, specie nella costruzione strutturale dell’opera, legate al concetto di movimento urbano e anche ad aspetti cari al Surrealismo, soprattutto per il tema sviluppato di questa apparizione angelica”. E ci puoi allora parlare dell’angelo come tema ricorrente della tua opera?Tutta la produzione del mio lavoro, dal 1999 ad oggi, ruota attorno alla figura di un Angelo Metropolitano. Un soggetto intimista e personale in origine ma che, in un secondo momento, mi ha dato la possibilità di esprimere e trattare (attraverso un significato anche post religioso) numerosi temi sociali, come quello della solitudine, dell’indifferenza, dell’esasperazione comunicativa più tecnologica che umana, della separazione, della distanza, dell’incomprensione”. Un’ultima considerazione?Inevitabilmente il perdurare di questa pandemia lascerà dei segni molto dolorosi in tutti noi. La scia della crisi economica conseguente, sta portando a dei cambiamenti sostanziali alle nostre vite. Speriamo in meglio anche se, per ora, i segnali in tal senso tardano ad arrivare. Sicuramente è ancora troppo presto, ma nulla vieta all’arte, come sempre, di essere la protagonista principale nella sensibilizzazione degli animi futuri”. Info: dal 2 al 17 ottobre “MediAngels” di Giovanni Pulze alla Sala Egisto Lancerotto di Noale, a cura di Gabriele Perretta, catalogo Juliet Editrice, con testo di Gabriele Perretta cultura@comune.noale.ve.it

ROBERTO VIDALI

 

sopra, “City Angel”, 2021, acrilico su tela, 120 x 100 cm –  qui sotto, “London Angel”, 2015/2018, acrilico su tela, 100 x 150 cm

 

qui sotto, “Turin Angel”, 2019 acrilico su tela, 150 x 170 cm, ph courtesy Paolo Tonin, Torino

ancora sotto, “San Francisco Angel”, 2018, acrilico su tela, 140 x 240 cm (trittico), ph courtesy ICI, San Francisco e “New York Angel”, 2018, acrilico su tela, 100 x 150 cm, ph courtesy Maison 10, New York

 

 

qui sotto, “Venice Angel”, 2018, acrilico su tela, 80 x 80 cm, ph courtesy Paolo Tonin, Torino

 

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