POESIA – Nina Cassian

Poetizzàti! (Chi?) Nina Cassian, l’assenza emotiva e la presenza fisica nella poesia

 

Non portò mai a termine i suoi studi universitari. Si impelagò in una faccenda più grande di lei, più grande (decisamente più grande) delle istituzioni che volevano ammansirla, ingabbiarla e del desiderio di essere contesa, accettata a pezzi, collocata. Il suo nome è Nina Cassian, pseudonimo di Renée Annie Cassian-Mătăsaru. Di origine romena, Nina Cassian nasce il 27 novembre 1924 a Galaṭi, vicino alla frontiera con la Repubblica di Moldavia e l’Ucraina. Il bacino era già estremamente fecondo: basti pensare che fu lo stesso di Brâncusi, Tzara, Ionesco, Eliade e Cioran… Oltre alla poesia, a Bruxelles, Nina Cassian inizia a dedicarsi alla recitazione, alla pittura e al pianoforte. Nel 1945 pubblica la sua prima poesia sul giornale România liberă, seguita a due anni di distanza dal volume La scară 1/1, opera stilisticamente troppo vicina ai toni avanguardisti e troppo esuberante, “definita decadente dalla critica ufficiale comunista”. Tuttavia, i versi non la lasciano e lei non può lasciarli, così decide, per continuare a scrivere, di adeguarsi allo stile encomiastico richiesto dal regime, celebrandolo. Solo nel 1957 abbandonerà finalmente le appartenenze ideologiche, liberandosi dalle voliere della politica. Nel 1985, anno durante il quale fu invitata negli Stati Uniti a tenere un corso di "CreativeWriting" all’Università di New York, decide di compiere un gesto quasi rivoluzionario: chiedere asilo politico e trasferirsi. Cambia sponda, finisce nel mirino della polizia che aveva scoperto alcuni suoi testi poco corretti nei confronti della politica del Paese. Non tornerà mai più in Romania. Muore il 15 aprile 2014, all’età di 89 anni, a New York, a seguito di un attacco cardiaco.
Cosa ha scritto? “C’è modo e modo di sparire”
Le poesie, scritte dal 1947 al 2000, sono state tradotte in italiano e raccolte, nel 2013, in un’unica pubblicazione firmata Adelphi. Perchè è così importante? Perché, come scrive Vittorio Sermonti, ci riguardano da vicino,
“sconvenientemente”. Perché in essa sono racchiuse le varie fasi della vita di Nina Cassian, dal tempo in Romania precedente l’esilio, ai componimenti in romeno e in inglese, aiutata e tradotta da poeti americani, del periodo New- Yorkese. E perché raccontano con coerenza le sue contraddizioni, il rapporto equivoco tra presenza fisica ed assenza emotiva, tra sogno e senso di colpa, l’insofferenza verso di sé e verso gli altri. “Gli anziani e gli ammalati”, così li definisce Nina Cassian: sono le persone lasciate sole (o volutamente solitarie), affette da tre inguaribili “malanni”: Orgoglio, Solitudine e Arte. E noi, a che punto siamo (già a vent’anni) con i segni del nostro rapporto critico tra noi stessi e gli altri?

Ottavia Pojaghi Bettoni

 

Cedere il posto agli anziani e agli ammalati

Viaggiavo in piedi
eppure nessuno mi offrì il posto
anche se ero di almeno mille anni più anziana,
anche se portavo, ben visibili, i segni                                                                                                                              di almeno tre gravi malanni:
Orgoglio, Solitudine e Arte.

Sopra, una fotografia della poetessa Nina Cassian. Sotto, il libro “C’è modo e modo di sparire” (Adelphi).: in copertina un quadro di Max Ernst, Santuario. Dipinto nell’anno 1965, appartenente oggi ad una Collezione privata. 

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