INCONTRI – A Valdagno Paolo Bricco e Olivetti

Lunedì 30 maggio con il saggista presentazione del libro “Adriano Olivetti un italiano del Novecento”, approfondimento sulla figura dell’innovativo imprenditore. A Palazzo Festari ore 20.30

 

http://www.guanxinet.it          La carismatica figura imprenditoriale di Adriano Olivetti torna in mente appena si viene a parlare di visione lungimirante, caparbietà, innovazione. Ed è proprio sulla figura del celebre imprenditore il cui nome si collega in assoluto, in primis, alla macchina da scrivere che si terrà la prossima serata a Palazzo Festari, per  “Un Libro in Rete” di Guanxinet, un incontro con il giornalista e saggista Paolo Bricco, la presentazione della sua ultima fatica letteraria, “Adriano Olivetti un italiano del Novecento“, edito da Rizzoli. Serata ad ingresso libero come sempre, (informazioni sul sito www.guanxinet.it o al numero 0445-406758), inizio ore 20.30. Olivetti fu imprenditore dalle indubbie e forti capacità, ricordato per molti aspetti e per un sogno ricorrente, quello di voler reinvestire nella comunità gli utili del profitto della lavorazione dei suoi progetti, speciali ed innovativi. Un uomo dalla figura integerrima e rigorosa, apprezzato da tutti e ancor oggi molto ben ricordato. Il libro di Bricco è certamente una vera chicca nel panorama editoriale attuale, non si ricordano infatti mai abbastanza figure di questo tipo. Ad affiancare Paolo Bricco ci sarà Piero Erle, caposervizio dei settori economia e regione del “Giornale di Vicenza”. Adriano Olivetti è un mito dell’industria, della creatività e della cultura italiana nel mondo. È un italiano del Novecento profondamente atipico. In questo libro definitivo, frutto di un decennio di ricerche e di scrittura, Paolo Bricco ripercorre la vita di un uomo di genio e la vicenda industriale e sociale, politica e culturale dell’Italia tra la fine dell’Ottocento e il boom economico. Questa è, prima di tutto, la storia di un’utopia. Inaugurando nel 1955 la fabbrica di Pozzuoli, Olivetti presenta così gli obiettivi della sua impresa: “La nostra Società crede nei valori spirituali, nei valori della scienza, crede nei valori dell’arte, crede nei valori della cultura, crede, infine, che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese ancora ineliminate fra capitale e lavoro. Crede soprattutto nell’uomo, nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto”. A questa utopia concreta – almeno in parte realizzata – concorrono condizioni di lavoro per i dipendenti tuttora senza paragoni e la ricerca attiva di una bellezza che coinvolge la meccanica e il design (le macchine per scrivere e le calcolatrici), l’architettura delle fabbriche e l’estetica dei negozi sparsi nel mondo. Ma questo libro non è un’agiografia e di Adriano Olivetti mostra le contraddizioni, i conflitti e le generose incompiutezze: i legami profondi e tormentati con i famigliari, le due mogli e le altre donne amate; la passione per l’organizzazione scientifica del lavoro e l’attrazione per la spiritualità, l’astrologia e la sapienza orientale; il complesso percorso dal socialismo di famiglia degli anni Venti all’adesione teorica al corporativismo e al suo concreto inserimento nella società fascista degli anni Trenta; gli avventurosi rapporti, alla caduta del regime, con i servizi segreti inglesi e americani e la perpetua tentazione del demone della politica, con il fallimento della trasformazione del Movimento di Comunità in un partito tradizionale; l’identità dell’industriale che intuisce le nuove frontiere tecnologiche (l’elettronica) e che unifica il sapere umanistico e la cultura tecnomanifatturiera, senza però riuscire a superare i limiti del capitalismo famigliare. Sotto, come una radiazione di fondo, “quella strana joie de vivre che caratterizza la vita di Adriano e di quanti saranno con lui e intorno a lui”. Appuntamento imperdibile, naturalmente.

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